Toni Negri ci ha lasciato molto da cui continueremo a prendere per sostenere le nostre lotte e la critica al tempo presente. I suoi testi continueranno ancora per molto tempo a darci strumenti per l'azione.
Poiché è stato questo il timbro del suo lavoro teorico: una ricerca destinata ad alimentare la prassi. Gli strumenti dell'operaismo, l'ontologia politica spinoziana e l'analisi del mondo globalizzato nelle sue mani non sono diventati sistema, non sono spiegazioni da criticare nei suoi fondamenti o da confrontare con la realtà dei fatti, ma mezzi da verificare nella lotta e nella trasformazione della realtà.
Il comunismo di Negri non è certo quello che proviene dalla crisi dei partiti comunisti e dalla fine del socialismo reale, ma quello che si dà come compito di organizzare le forze in campo, suo unico principio è che solo con l'autonomia soggettiva degli sfruttati e con il conflitto abbiamo qualcosa di reale piuttosto che posticci teoremi. L'organizzazione non è creazione di una élite cosciente ma organizzazione della autonomia del soggetto antagonista. Il proletariato, la classe operaia non sono concetti ma forza viva che non aspetta che qualcuno la liberi. Compito dei comunisti rimane organizzare le forze vive, non guidarle verso ideali.
Marx una volta disse che la morte dell'individuo è la vittoria della specie. Che la morte del comunista Negri sia un segno della vittoria della specie comunista.
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