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MARX NELL'ANTROPOCENE

La questione ambientale è uno degli assi portanti delle lotte del presente. Essa però non è solo una questione "fisica", ma è anche la concezione di un nuovo paradigma sistemico. Questo libro di Saito Kohei è un libro utile proprio perchè si muove in quella direzione.




di A.M.


Saito Kohei è un giovane studioso marxista che si preoccupa di attualizzare la critica marxiana al capitalismo nell'epoca dell'Antropocene. Deve quindi allo stesso tempo reinterpretare il marxismo e declinare politicamente la crisi ecologica in atto. Se questo lavoro lo inserisce nell'ambito di studi dell'ecologia politica, Saito propone un suo specifico contributo, sostenendo le sue tesi su alcuni studiosi marxisti di più antica data ma soprattutto su uno studio diretto dei manoscritti di Marx risalenti agli anni successivi alla pubblicazione del Primo libro del Capitale, e che rientrano nella nuova edizione della MEGA .

Proponiamo alcune pagine del suo ultimo libro Marx in the Anthropocene, non tanto per i suoi aspetti teorici, piuttosto per la sua proposta di ritornare a creare un immaginario post capitalista.

Quali sono i nodi, i punti ciechi del nostro presente da cui allungare lo sguardo dell'immaginazione , e ritornare a ritenere plausibile che il capitalismo ha una fine?

Saito ci da alcune preziose dritte su dove orientare lo sguardo, su quali domande porre alla realtà perché le risposte risultino false e la realtà ingannevole.

Ne sintetizziamo alcune.


"Il socialismo è figlio del progresso, e il suo avvento presuppone il pieno sviluppo delle forze produttive del capitale".

Neanche Marx ci credeva. Saito sostiene che se Marx non ha pubblicato il II e il III libro del Capitale è perché ha diretto i suoi ultimi anni di studio sulle scienze naturali, come dimostrano i suoi Quaderni successivi al 1867, perché la critica al capitalismo non poteva prescindere dalla immaginazione di una società post capitalista in grado di ristabilire un equilibrio nel metabolismo tra società e natura. Sono questi i temi che impegnano gli ultimi anni di Marx, e da cui emerge l'importanza del riconoscimento che il capitalismo crea una 'frattura del metabolismo' che va risanata se si vuole immaginare una società post capitalista. Da queste riflessioni nasce allora l'obiettivo della decrescita, intesa come lotta contro la crescita dell'economia capitalista e dell'infinita accumulazione di capitale. Un obiettivo il cui primo mezzo è la riduzione generalizzata della giornata lavorativa e la liberazione delle forze produttive dalla espropriazione capitalista.

E questa è una prima idea chiara.


"Per migliorare le condizioni di vita degli esseri umani occorre aumentare la produzione".

Ma gli uomini non producono ex nihilo, dal nulla, come il dio delle religioni, ma ex materia, trasformando la natura. L'equilibrio con la natura, il 'ricambio organico' e il metabolismo società natura sono quindi il presupposto di ogni produzione. Laddove la produzione crea fratture metaboliche, squilibri ambientali, rendendo incompatibile il tempo lineare della produzione infinita con il tempo dei cicli naturali, allora la produzione si è già ribaltata in distruzione. Essa prima ancora di essere trasformata va fermata per evitare che continui a distruggere.

E questa è una seconda idea chiara.


"Senza un adeguato livello di produzione non si può superare la povertà e garantire a tutti gli esseri umani un adeguato livello di benessere."

Se Marx ha ancora qualcosa da insegnarci è proprio il fatto che la scarsità non è un principio naturale ma il risultato del modo di produzione capitalista. La povertà, la disoccupazione, l'esclusione dai diritti sono il primo prodotto del capitalismo, a cui Marx si riferisce quando analizza l'accumulazione originaria, cioè l'espropriazione della terra, la separazione tra produttori e mezzi di produzione e la creazione di poveri, di proletari che l'unica proprietà che possiedono, la forza lavoro, sono costretti a venderla ai possessori dei mezzi di produzione, ai capitalisti. Oppure quando descrive la legge generale dell'accumulazione capitalista, cioè la legge che crea continuamente disoccupati, l'esercito industriale di riserva, la concorrenza e la divisione tra lavoratori, per poter ridurre al minimo i salari e aumentare i profitti. Il capitalismo non crea ricchezza, il lavoro e la natura creano ricchezza. Occorre appropriarsi della ricchezza comune, una ricchezza fatta di abbondanza, e abbattere la produzione capitalista che crea scarsità e povertà.

E questa è la terza idea chiara.


Ma adesso che abbiamo queste tre chiare idee, che ce ne facciamo? Non è certo con queste tre idee, per quanto chiare , che cambieremo il Mondo. Infatti, le idee non servono a cambiare il Mondo, esse sono fatte di una materia sottilissima che non si lascia manipolare facilmente. Ma le idee possono cambiare l'immaginario degli uomini e delle donne, e sarà compito loro/nostro cambiare il Mondo.


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Questo libro di Saito Kohei non è ancora tradotto in italiano e si trova solo in lingua inglese. Al momento si trova un altro libro di Kohei, sempre sull'argomento dal titolo: L'ECOSOCIALISMO DI KARL MARX.


Di seguito la traduzione di alcune pagine del libro di Saito Kohei "Marx in the Anthropocene"







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