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LA MEMORIA E IL NEMICO DI CLASSE

La memoria è un terreno di scontro importante. Proviamo qua a riportare il quadro politico, derivante dagli studi dagli incontri e dalle mobilitazioni degli ultimi anni , che delinea più chiaramente il progetto delle destre per la memoria e le basi della futura organizzazione sociale del paese che hanno in mente.





La storia di ogni società sinora esistita è storia di lotte di classi. La memoria di ogni società deriva dal racconto di questa storia. Possiamo quindi dire, senza cadere in errore, che la memoria, così come la storia, è una questione di lotte di classi e se applichiamo la metrica della politica e della lotta politica alla memoria, in particolare del recente passato, diventa un campo di battaglia sul quale giocare una parte consistente del nostro futuro.

Se come si dice la storia la fanno i vincitori, non possiamo altrettanto dire della memoria, perché essa non è un fattore strettamente collegato ai fatti come la storia, ma è un fattore che riflette i rapporti di forza all’interno delle società, un campo di una battaglia che non ha una fine, ma che risulta fondamentale per la costruzione di egemonia all’interno della società stessa.

Il tentativo di costruire egemonia da parte della nuova destra italiana ed europea dura ormai da trent’anni. La caduta del muro di Berlino ha aperto strade fino ad allora impensabili per la destra, la quale non si è lasciata scappare l’occasione e ha iniziato a martellare con continuità nel tentativo di riscrivere appieno la memoria di questo paese. Ma se negli anni novanta vi era ancora una forma di resistenza ampia a questo tentativo, dai primi anni duemila questa resistenza è andata affievolendosi con parti consistenti di politica istituzionale passate dall’altra parte della barricata. Non bisogna avere remore a parlarne in questi termini, la parola barricata è utile a definire chiaramente i due campi contraddistinti in questa lotta. Da una parte chi lavora alacremente per la riscrittura della storia, dall’estrema destra alla destra moderata fino all’intero arco riformista liberale e a consistenti pezzi dell’autodefinito progressismo, i quali pur da differenti e lontanissimi punti di partenza si ritrovano tutti ad osservare e a raccontare la storia e gli avvenimenti secondo i dettami e il riconoscimento in una destrissima comunità nazionale. Dall’altra le parti più radicali della sinistra del paese insieme ad alcuni elementi del progressismo e una parte ancora non trascurabile di pezzi di società sinceramente democratica e antifascista.


Il concetto di comunità nazionale è alla base del progetto delle destre per la costruzione di una nuova memoria per il paese. Attraverso questa concezione, tutto ciò che non è nazionale, quindi italiano, risulta come nemico stesso della nazione e quindi della memoria della nazione e della comunità nazionale. Con questa impostazione risulta evidente possano essere riscritti tutti gli avvenimenti del ventesimo secolo che ha avuto il suo apice nello scontro tra nazionalismo e internazionalismo e quindi tra due perimetri valoriali opposti. È con questa impostazione che la destra sta tentando di riscrivere la memoria italiana dal dopoguerra a oggi e lo può fare solo grazie alla complicità di buona parte del centrosinistra italiano che con il compiuto passaggio politico(prima) e generazionale(ora) ha abbracciato il concetto di comunità nazionale e dato la spinta decisiva all’attuazione del falso progetto di memoria condivisa il quale serve unicamente a condividere la visione della comunità nazionale e a difendere il disastro politico morale e valoriale cui questo sentimento ha portato il paese nel ventesimo secolo.


La questione delle foibe è solo il grimaldello per aprire la breccia, gli obiettivi sono la Resistenza e “I Trenta Gloriosi"

Il “Giorno del ricordo”, quindi le foibe e l’esodo giuliano-dalmata sono quel momento di storia dell’Italia più facilmente manipolabile e quindi maggiormente adattabile alle operazioni politiche quali comunità nazionale e memoria condivisa, e come vediamo due operazioni abbastanza riuscite, sicuramente nell’arco costituzionale del paese. Gli elementi che determinano la facilità di penetrazione del “Giorno del ricordo” sono la lontananza del confine orientale italiano dal resto del paese, il lungo tempo trascorso dai fatti, ma soprattutto che dall’altra parte vi erano i popoli slavi con l’aggravante dell’essere comunisti. Niente di meglio per poter vendere una narrazione basata sull’italianità e alimentare quel sentimento di comunità nazionale attraverso il quale convogliare altri settori del paese utili al compimento del progetto reazionario che ha da sempre nel mirino la resistenza e le conquiste delle lotte sociali. Il progetto “Giorno del ricordo” è propedeutico in particolare per attaccare la resistenza italiana al nazifascismo il cui ricordo ancora oggi è legato in particolare alla sua parte comunista la quale non solo ha contribuito all’ottanta per cento del totale dei combattenti e dei martiri, non solo fu la prima e la meglio organizzata tra le formazioni della resistenza, ma fu anche quella che contribuì maggiormente alla base valoriale della società del dopoguerra, e questo non solo in Italia ma a livello europeo così che l’attacco a questi determinati valori ha un respiro europeo e non solo italiano. Picconare questo mito, sgretolarne il ricordo glorioso, svuotarlo della propria carica simbolica è necessario per cambiare senso e riscrivere la storia di quel periodo fondante dello stato moderno ancora nominalmente antifascista.


L’ultimo grande obiettivo di questa ondata reazionaria che attraversa l'Italia (e l’Europa) sono le enormi conquiste ottenute dalle lotte sociali e di massa degli anni sessanta, settanta e ottanta. Ma se da una parte queste conquiste sono già state ampiamente smantellate nella pratica, che sia il Servizio Sanitario Nazionale, lo Statuto dei Lavoratori, una scuola laica pubblica e di qualità per tutti o il diritto all’aborto libero e sicuro, per citare quattro tra i casi più eclatanti, quello che è nel mirino ora è soprattutto l’impianto teorico che sta ancora alla base di quelle rivendicazioni e quindi l’intera corrente delle idee sulla società che aveva dominato il pensiero occidentale dalla seconda guerra mondiale in poi, di cui socialismo e comunismo erano portatori maggioritari. L’attacco che viene portato e che subiamo da troppi anni è portato maggiormente e particolarmente verso ogni espressione di pensiero teoria o valore della sinistra più in generale, ed è un attacco massiccio senza remore e senza sconti e ciò che lo rende così forte è la compartecipazione, come già accennato, di ampi settori che dicono di rappresentare ancora quelle stesse idee che invece contribuiscono ad affossare. Quello che hanno in comune queste forze che oggi, sotto la guida dell’estrema destra, compartecipano a questa operazione di lungo respiro, è l’adesione incondizionata al neoliberismo, al primato del privato sul pubblico e sul comune, all’individuo rispetto alla società

Se a livello pratico gli steccati sono già stati abbattuti non si può dire la stessa cosa a livello valoriale e teorico su cui si registra ancora una decisa resistenza all’interno del corpo sociale europeo e italiano, ed è su questo che si stanno concentrando gli sforzi della nostra controparte la quale persegue il progetto classista neoliberale per il quale serve far credere che le classi non esistano più, per sostituire questa concezione reale e quindi conflittuale con l’artificiale docile e a-conflittuale concezione di comunità nazionale. Allo stesso modo, oggi, la resistenza politica e sociale al progetto reazionario è costituita e organizzata principalmente da forze di classe, le quali al momento si trovano ad un punto di svolta sulla strada da percorrere per proseguire la lotta per invertire la tendenza e in cui la questione memoriale assuma oggi una parte rilevante. Quale sia la strada da intraprendere per contrastare il percorso reazionario è un nodo che va sciolto. Aprire alla ricerca di alleanze, anche trasversali,  o mantenere posizioni da arrocco sono solo due delle possibili strade, ciò che conta ora è che la  domanda è aperta e necessita di una risposta.

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