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LA GUERRA CAPITALISTA

Come primo articolo per questo 2023 proponiamo un recensione del libro LA GUERRA CAPITALISTA (di E. Brancaccio, R.Giammetti, S. Lucarelli, ed Mimesis), un libro che sta appieno all'interno della fase che sta attraversando il sistema capitalista e che come compagni e compagne stiamo decisamente subendo.


di A.M.


Emiliano Brancaccio ha prodotto, insieme a vari gruppi di ricerca, una notevole mole di studi negli ultimi anni. La loro caratteristica è di collocarsi all'interno del mondo accademico, utilizzando linguaggio, metodologie e mezzi propri delle ricerche accademiche. Ciò gli è valso un largo riconoscimento come esponente di una posizione critica ed alternativa a quella mainstream, di cui Brancaccio ha dimostrato i limiti scientifici nel corso di confronti con importanti responsabili non solo del mondo accademico ma anche delle istituzioni politiche nazionali e globali.


Il tema del libro è la centralizzazione dei capitali che viene presentata come la principale legge di tendenza del capitalismo enunciata da Marx. Questa legge viene sottoposta a verifica empirica utilizzando gli strumenti econometrici e le banche dati delle grandi istituzioni accademiche ed economiche.

Dal punto di vista teorico l'innovazione (e il limite) delle analisi di Brancaccio e dei suoi coautori consiste nel condurre l'analisi del capitalismo dal conflitto tra classi a conflitto intercapitalista, partendo da una rilettura dell'opera di Sraffa, per cui se esiste un conflitto redistributivo esso non attiene al rapporto tra capitale e lavoro ma tra gli attori capitalisti e ai processi di centralizzazione del capitale e alle conseguenze nei processi di accumulazione e valorizzazione.


Questo cambio di prospettiva dà ragione del fatto che il conflitto di classe non può riferirsi solo alla distribuzione della ricchezza ma riguarda la prospettiva nefasta connaturata allo sviluppo del capitalismo. L'insegnamento principale che si trae dalle ricerche di Brancaccio è che non solo il capitalismo è un sistema economico iniquo, teso ad esasperare la tendenza all'accertamento della ricchezza, ma che tale tendenza conduce al conflitto. L'idea di un libero mercato, che genera un equilibrio in modo automatico, che mette d'accordo i capitalisti, che distribuisce la ricchezza in base al merito, è non solo falsa ma palesemente controfattuale.


Lo studio dei dati sulla centralizzazione dei capitali rende evidente che la contrapposizione tra sistemi autocratici e sistemi democratici sia del tutto ideologica e infondata. La crisi della democrazia liberale trova il suo fondamento nella centralizzazione del capitale e dell'enorme accentramento di potere che ne consegue, ma soprattutto dalla necessità che questo potere ha di difendersi, di impedire che attraverso il "libero mercato" venga fagocitato da altri capitali.


La verifica della tendenza storica alla centralizzazione del capitale è il sostrato scientifico che conduce alla considerazione delle sue conseguenze pratiche, e quindi alla guerra capitalista come esito di un conflitto oggettivo, inscritto nella necessità capitalista di creare profitto per sopravvivere. Il recente sviluppo capitalistico, che possiamo definire della globalizzazione (e che possiamo fare iniziare nel 1970 con la prima crisi del dollaro o nel 1989 con la fine della guerra fredda), si è concluso con la crisi finanziaria del 2007. Esso ha determinato una divisione mondiale tra paesi debitori e paesi creditori, cioè tra Occidente in debito e Oriente e Sud Est in credito. (situazione analoga si era determinata agli inizi del Novecento tra Inghilterra e India da cui inizió il declino dell'impero britannico e della sterlina come moneta mondiale - si veda De Cecco Moneta e Impero. Ora come allora la difesa di un capitalismo in debito verso il resto del mondo viene perseguita attraverso politiche deflattive, tesa a difendere il capitalismo occidentale nonostante la sua incapacità di associare crescita della ricchezza e creazione di profitto)

L'occidente ha quindi iniziato una politica protezionista tesa a difendere le proprie imprese finanziarie e industriali dalla loro acquisizione da parte dei capitali dei paesi in credito, Cina e Russia in primis, avviando la politica del friend-shoring che ridefinisce i confini tra Occidente indebitato e oriente creditore. Un confine armato.

Vista in questo contesto l'invasione russa dell'Ucraina diventa il primo conflitto armato diretto tra paesi creditori e paesi debitori.

È possibile immaginare una opposizione alla centralizzazione del capitale e alla guerra capitalista? Emiliano Brancaccio sostiene che solo una pianificazione dell'economia può costituire un'alternativa alla oligarchia capitalista, una pianificazione che oggi, in un mondo postindustriale dove il peso economico del settore secondario non supera il 20-25 % del valore aggiunto, deve riguardare soprattutto i servizi, non la produzione di beni ma di forme di società. La pianificazione dei servizi, la loro universalità, ciò che li lega in modo indissolubile all'esercizio dei diritti collettivi e alla cura del territorio, il conflitto tra multiverso e metaverso, ci dicono in modo sintetico ma chiaro che un'alternativa è possibile e praticabile, che una rivoluzione ancora ci attende.


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