...une terzo passaggio di lettura e ragionamento, partito dalla prassi solidale, per continuare ad approfondire e a comprendere il nesso tra solidarietà e politica. Un nesso fondamentale per chi come noi, come tanti, lotta quotidianamente per rovesciare il sistema sociale capitalista...
Dobbiamo guardare indietro molto indietro e rileggere i passaggi fondamentali degli ultimi trent'anni in materia di crisi capitaliste. Quello che scopriamo è che ogni volta che c’è stata una crisi vera non siamo stati in grado di rispondere o più che altro non abbiamo prodotto, costruito, dinamiche e soggettività di rottura che perdurassero nel tempo.Ogni volta che se ne è sviluppata una, le forze in avanzamento erano sempre quelle di destra mentre quelle di sinistra sempre in arretramento. Questo arretramento continuo ha per noi tre fattori, tra i tanti, importanti. La mancanza di un vero e reale polo alternativo come era in epoca il blocco sovietico,il passaggio storico delle organizzazioni di massa politiche e sindacali alla parte nemica e al loro conseguente abbandono delle posizioni che dei lavoratori e dei “semplici cittadini”, spostando sempre più a destra le proprie posizioni e cambiando settore sociale di riferimento. Lo scivolamento dei movimenti verso posizioni A-ideologiche e quindi senza struttura politica decifrabile e uno sguardo offuscato sul futuro.
Queste crisi, al contrario di ciò che pensiamo e che spesso ci siamo raccontati nelle assemblee sono, come detto, terreno fertile per la destra più che per noi e questo giro, in questa crisi scatenata dalla pandemia globale, dobbiamo tenere conto di ciò e farne tesoro per affrontarla, anche e soprattutto all’interno dell’azione solidale in quanto essa rappresenta un campo di contesa politica. Ciò che differenzia questo tipo di crisi da quelle passate è il fatto che non sia stata repentina, non è un crollo economico verticale dovuto ad una classica sovrapproduzione ma è una crisi che si staglia lentamente in cui tutti sono più o meno concordi che esploderà( anche se noi preferiamo rimanere sul potrebbe esplodere) se e quando il “governo di turno” sbloccherà licenziamenti e sfratti. C’è però, da parte nostra, un elemento in più che non era presente in precedenza, o almeno non era né visibile né significativo, la solidarietà organizzata e dal basso. Si è attivata già a partire dalla prima fase della pandemia, sta continuando ora e che dovremo essere in grado di mantenere ancora nell’immediato futuro. Non è una solidarietà neutra e pertanto riesce difficilmente ad entrare nel “racconto pubblico”. E’ chiaramente una solidarietà “di parte” e “da parte”. E’ nostro compito rivendicarne la provenienza, il suo carattere politico e antisistemico. E’ nostro compito praticarla insieme alla denuncia del sistema, ci sono motivi precisi per cui migliaia di persone necessitano di aiuti alimentari ed è nostro compito provare a spiegarne le cause in maniera comprensibile ai più. E’ nostro compito trasformare la rassegnazione o il credo in una qualsiasi volontà divina in rabbia e in coscienza politica. All’importante attivazione sociale di questi percorsi come agli utenti del “servizio dal basso” dobbiamo portare una proposta politica, non è più tempo per esserne sprovvisti.
In questo momento e su questo caso siamo di fronte ad un passaggio determinante per noi, per quel noi più ampio, per quel noi minoranza che aspira a farsi maggioranza. E’ giunto il momento di rompere “la gabbia occidentalista” che ci portiamo dietro, quel pensiero occidentale-centrico in cui ciò che è lontano, ciò che non si avvicina ai nostri codici assume un aspetto negativo, difficilmente rivendicabile. Invece abbiamo bisogno di uscire da questa dinamica e guardare e codificare appieno ciò che succede nel mondo in questa pandemia ed essere fieri che gli unici paesi a rispondere in maniera adeguata alla pandemia sono stati quei paesi che hanno messo la salute pubblica e collettiva, il corpo sociale, prima del profitto dei (già)ricchi. Sono pochi e sono tutti paesi socialisti. Questo ci dimostra
quanto il sistema capitalista sia in una crisi non occasionale ma che riguarda la sua sua stessa essenza e legittimità. Il continuo riferimento al mercato e alla preminenza dell'impresa come fonte unica della ricchezza mostra in modo sempre più evidente la sua natura ideologica che contrasta in modo evidente con la realtà e con i risultati ottenuti in quei paesi socialisti dove la cura della vita sociale non è stata schiacciata dalla logica del profitto e dell'accumulazione.
Così come la solidarietà dal basso è quel campo di contesa che definivamo nello scritto precedente, allo stesso modo la gestione pandemica dall’alto, le sue scelte politiche e la solidarietà internazionale sono sul terreno dello scontro durissimo tra due modelli politici e sociali diametralmente opposti. La querelle vaccinale e la sua gestione da parte del “nostro occidente” o da parte di Cuba o Cina è un lampante esempio politico sociale e morale del diverso approccio alle grandi questioni del nostro tempo.
La tanto agognata uscita a sinistra da una crisi e da questa crisi generale del presente è quindi in primis ideologica. Un campo da troppo tempo lasciato incolto dai “movimenti sociali”, e che invece va coltivato.
Senza una rottura con l'ideologia che legittima un sistema che continua a voler porre l'accumulazione della ricchezza come scopo a cui tutto va subordinato, in una situazione in cui non si può garantire neppure le più banali libertà e neppure il semplice vivere non ci sarà ne uscita e ne tantomeno “sinistra”, tanta solidarietà ma che rimarrebbe sempre all’interno di un perimetro sistemico che non ha più alcuna legittimazione.
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