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IMMUNITA' SOLIDALE - La contesa tra solidarietà e beneficenza

Aggiornamento: 13 apr 2021

...Il secondo articolo per indagare maggiormente i nessi tra solidarietà e politica...


Non c'è distopia che non passi per una pandemia. La letteratura fantascientifica ne è ricolma. Che sia per una guerra nucleare, un incidente di laboratorio e persino l'invasione zombie, alla base del riordino/collasso del sistema sociale c'è sempre un virus, informatico o genetico, un invisibile fattore mutogeno che cambia rapidamente gli equilibri e gli assetti della società. Radicalizza le sue aberrazioni e ne spinge alle estreme conseguenze le soluzioni.

I fan della letteratura distopica, già a inizio emergenza hanno alzato le bandiere del tifo del Covid19, senza fare i conti, evidentemente con la concretezza del sistema sociale nel quale viviamo. Il virus ha effettivamente cambiato gli assetti del nostro sistema sociale, ha effettivamente mutato le relazioni in essere del nostro mondo sociale. Il covid19 è un virus sociale. Ha spinto alle sue estreme conseguenze i suoi fattori intrinsechi e caratterizzanti. Ma non nel modo in cui ci si aspetta di leggere in una distopia. Anzi, le sue mutazioni sono piuttosto concrete, piuttosto in essere nel sistema capitalistico contemporaneo. Ha accelerato i fattori di mutazione già in essere del Capitalismo. Gli stessi che possiamo riconoscere in tutte le crisi del capitalismo già analizzate, al minimo, negli ultimi venti o ultimi dieci anni. Ha radicalizzato la capacità sistemica di rigenerarsi con il nutrimento forzato del proprio corpo sociale, l'ideologia dell'unico uber alles, dell'uno che si fa da sé, che è propria del capitalismo, nasce da qui, come se davvero avesse il potere di auto generarsi e auto fagocitarsi. Ma la verità è che ciò è possibile solamente se al contempo il corpo sociale e le sue relazioni viene mantenuto vivo o quantomeno è mantenuta la sua capacità di produrre valore, qualunque esso sia. Il virus ha intaccato anche questo. Ed il capitalismo si è dovuto inventare o si dovrà inventare una forma estrattiva di valore (l'abbiamo scritto parlando dei BigData per esempio) ed una forma di valore che sia nutritiva per il suo mantenimento, meglio ancora e più decisivo per la sua riproduzione.

La riproduzione a tutti i livelli sia del corpo sociale che delle leggi che lo governano è la sfida a cui questa emergenza chiama un po' tutti.

Non è un caso che in questa parte di mondo, in Italia, in Europa, si affronti la crisi suscitata dalla pandemia con molta difficoltà, con misure che non riescono ad arginare la diffusione del virus e che approfondiscono il divario sociale e la povertà. Il punto critico è la salute della società, dove aumentano le difficoltà di quella parte di società marginalizzata già prima della pandemia.

L'atomizzazione del corpo sociale, la messa a valore della capacità produttiva del singolo individuo all'interno del sistema sociale, in un corpo malato, diventa difficile da gestire. Perchè vuol dire affrontare Il Problema in un ordine di grandezza di Milioni. Milioni di individui produttivi, milioni di cellule produttive, che muoiono. Nell'ordine di grandezza della globalità possono essere sacrificati e non fare una grande differenza, nel cinismo proprio di una macchina sistemica che si autogenera, in ordini di grandezza più piccoli, quelli governativi per esempio ed amministrativi: nazionali, regionali, locali invece la differenza è molto più incisiva. Non è un caso a questo punto, che chi ha affrontato e affronta il problema mettendo al primo posto la società nel suo complesso e non gli atomi individuali del corpo sociale stia reagendo meglio alla diffusione e contenimento del virus. In effetti da qualsiasi angolazione la si voglia vedere, la pandemia ha imposto una messa in discussione delle priorità. Una messa in discussione della priorità a tutto campo, una messa in discussione che genera un conflitto anche a livello ideologico a tutti i livelli, con ricadute materiali che dipendono dalla capacità di affrontare la sfida imposta.

La pandemia fin da subito ha generato, alle nostre latitudini, una sua propria formulazione di anticorpi sociali, al minimo di tutto, forse per l'isolamento imposto, la necessità di romperlo, così improprio degli stimoli sociali e relazionali a cui ancora oggi siamo abituati a tutti i livelli della nostra vita. Dall'andrà tutto bene, all'aiutarsi, al fare comunità e dalle parole d'ordine che hanno animato la prima fase della pandemia, si sono sviluppati meccanismi di fronteggiamento oggettivi alla condizione pandemica proprio del campo di relazione sociale. Questa relazione rappresenta il nodo focale di riproduzione della società nella pandemia ed oltre questa. E' un fatto che le relazioni sociali stiano mutando. Anche le relazioni individuali inter-persona mutano, vien da sé che abbiano un impatto decisivo anche sull'intera relazione sociale e sull'intero meccanismo e prospettiva di veduta, di idea, di relazione sociale. Sulla riproduzione del corpo sociale, rinnovamento e definizione, si gioca anche la riproduzione di tutto il sistema sociale. Le relazioni produttive, informative e sociali propriamente intese stanno per affrontare e stanno affrontando una nuova messa a valore. Ed oggi, la solidarietà che oggettivamente è scaturita dall'emergenza, è un terreno di contesa. Non tra i soggetti attivatori, tra i corpuscoli (senza alcuna intenzione di sminuirne il lavoro, ne facciamo parte anche noi) che trasmettono una formulazione di relazione sociale, chi si attiva per sostenere e affrontare lo stato di sofferenza, ma tra questi, tutti questi, e chi ha i mezzi per trarne profitto. La contesa, lo scontro, è tra un sistema “beneficienza” e la “solidarietà” come relazione sociale.

McDonald's o Confindustria che si pongono sul palcoscenico della "solidarietà" si nascondono dietro la maschera della beneficenza mentre guadagnano profitto. Il loro interesse è di perpetuare le stesse condizioni che creano povertà, esclusione e minacce pandemiche e, come stanno dimostrando, appropriarsi delle risorse che dovrebbero sostenere un profondo cambiamento sia dell'economia che della società. La beneficenza ritiene che la povertà sia una condizione normale, che anzi è destinata ad allargarsi. La solidarietà si fonda invece sulla consapevolezza che la povertà e l'esclusione sociale sono prodotti dagli attuali rapporti di potere, esattamente come sono prodotti l'accumulazione e la concentrazione della ricchezza.

La pandemia in sé può anche essere una novità, come condizione. Ma come abbiamo detto fin dall'inizio, il virus non è mai stato democratico, e chi ne paga le conseguenze, sono le parti del corpo sociale più marginalizzate, in prima battuta e chi si unisce a queste in seconda battuta. La pandemia ha ingrossato le fila della marginalità, non solo in termini di vite umane propriamente intese ma anche, freddamente, dei corpi produttivi.

La politica dei ristori emergenziali (che va detto hanno lasciato scoperte numerose necessità tanto del corpo sociale quanto di quello produttivo) potrebbe finire da un momento all'altro o attenuarsi. Già insufficiente in un anno di pandemia, le piccole induzioni di reddito e di liquidità rapida, saltuaria, non possono essere sistemiche, senza un piano di priorità, senza uno sguardo a lungo raggio. Le risorse ci sono. Alcune a disimpegno dei beneficiari altre a fondo perduto, ma evidentemente si corre verso una normalizzazione che potrebbe chiudere ogni rubinetto o direzionare l'indotto di risorse di questo tempo verso settori di accumulazione. Se la beneficenza diventasse sistema a scapito della solidarietà assisteremmo ad un perpetuarsi della malattia e ad un accrescersi del divario sociale.

Con la sua attività Immunità Solidale, non si è inventata nulla, rendendo visibili situazioni che da tempo sono state rese invisibili. I processi innescati inchiestano e individuano oggi quello che non andava ieri, le differenze sociali già cristallizzate dalle fasi precedenti della crisi capitalistica, cioè da quando la crisi è diventata sistema, sono acuite al punto da riprodurre in loro stesse un classismo sempre più netto che per certi versi comincia a produrre anche delle reazioni interne non tanto anti sistema quanto inter-sistema. L'esclusione sociale in sé non elude la subordinazione e l'interdipendenza dal sistema sfruttatore.

In questo senso Immunità Solidale è la risposta non la soluzione.

Il nostro scopo è costruire un'immunità nella società, individuando in primis le cause della macelleria sociale, identificando dove si trovano le responsabilità del malessere e affrontarle pubblicamente. Sostanzialmente. E' l'immunità allo sfruttamento, alla povertà e alla morte o non lo è.

Abbiamo bisogno che il nostro intervento inneschi dei meccanismi in controtendenza con la logica del profitto, e che sia autorevole nell'individuazione dei responsabili della prosecuzione di un sistema economico, di un modello sociale e culturale, che dalla gestione della sanità alla distribuzione della ricchezza alla emarginazione scolastica aggravano, piuttosto che rispondere, i bisogni e le necessità nate da un mondo malato. Se siamo tutti sulla stessa barca sappiamo che è una barca che affonda.

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