Dopo avere inquadrato "l'Europa" come spazio principale di lotta dentro e contro la guerra, proseguiamo cercando di analizzare alcuni aspetti che ci paiono dirimenti. Partiamo dal concetto e dalla concezione dell'europeismo perché ad ogni modo ci riguarda, e con il quale dobbiamo fare i conti.
di Tegoland
Da anni la nostra parte vive una contraddizzione mai realmente affrontata o affrontata secondo il classico e tranquillizzante dualismo bianco/nero, che in questo caso specifico diviene Europa si/Europa no.
La “questione europea” e per noi un tema più che mai decisivo per la lotta politica del presente e del futuro prossimo.
Non è possibile rinchiudere la questione europea in uno schema così semplice, perché essa è decisamente più complessa, essa è l’Europa come territorio geografico, è l’Europa come spazio politico, è l’Unione Europea come entità di comando dei territori europei, è il concetto e la concezione di europeismo.
C’è sempre molta confusione se non ambiguità quando viene affrontata la questione europea, a partire dalle locuzioni utilizzate in cui Europa ed Unione Europea divengono sinonimi. Volenti o nolenti creano una sorta di confusione e quello che recepiamo è che non è concepibile altra Europa se non il modello incarnato dall’Unione Europea, una percezione molto similare a quanti vogliono farci credere che non esiste altro sistema sociale possibile oltre al capitalismo. Ma quello tra Europa ed Unione Europea è un distinguo sostanziale che dobbiamo fare perché è su questo che si gioca l’ambiguità dell’europeismo. L’europeismo è un grosso scoglio, l’europeismo è divisivo nel nostro campo anche perchè anche la sua enunciazione è spesso sinonimo di Unione Europea e non, al contrario, di visione collettiva continentale volta alla pace e alla cooperazione sociale tra le popolazioni europee in cui la produzione sia finalizzata alla soddisfazione dei bisogni collettivi e all'equilibrio dei territori, la ricchezza distribuita e i diritti riconosciuti senza discriminazioni.
Non ci può essere vero europeismo all’interno del sistema capitalistico perché quell’europeismo, che è quello che viviamo oggi, è un europeismo prevaricatore soprattutto delle condizioni sociali degli abitanti dei paesi nonché tra i diversi paesi europei.
Il concetto di europeismo legato all'Unione Europea è per noi nemico, l’Unione Europea neoliberale è per noi nemico. Ma con ciò non possiamo abbandonare la formulazione di un europeismo che sia all’opposto di quello odierno, sia nella sua forma politica che giuridica, sociale ed economica.
L’europeismo che dal secolo scorso arriva ai giorni nostri è sempre stato basato sugli egoismi e sugli appetiti economici nazionali, un europeismo che al suo interno teorizza da sempre che debbano esistere ed essere mantenute le differenze, tra nord e sud in particolare e che quindi esistano cittadini più meritevoli e cittadini meno meritevoli di vivere una vita dignitosa, trasportando significando e sistematizzando sul piano geografico il classismo e il razzismo tipici del capitalismo.
L’ingresso progressivo dal 2004 degli stati dell’Europa dell’est ne ha lentamente spostato l’asse portante dall’egoismo nazionale verso il nazionalismo radicale, questione che è deflagrata con lo scoppio della guerra in Ucraina e che ha accelerato il processo per cui l’Unione Europea è oggi un coacervo di nazionalismi esasperati, capaci di modificare ancora più in negativo la stessa natura dell’Unione. Un Processo già in svolgimento e che visti i legami strettissimi tra questi paesi e la superpotenza USA generatisi dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, e cementati dalla russofobia, sta portando sempre più l’Unione ad essere sotto controllo americano sia sul piano politico che economico e in cui la politica estera è dettata dalla NATO. Dobbiamo ricordare che fino allo scoppio della guerra in Ucraina l’Unione Europea non aveva una politica estera comune, ogni stato faceva la sua mentre l’Unione aveva un rappresentante che fino a ieri contava poco o nulla(quali le iniziative degne di nota o i risultati della Mogherini?) mentre oggi fungendo da “alto rappresentante europeo” per la guerra è sicuramente più importante fiero e veritiero rappresentante delle posizioni di politica estera dell’Unione, almeno finchè durerà questa guerra. Tutto ciò non ci può appartenere, né ora né mai.
L’europeismo di guerra è oggi il collante dell’Unione e forza trasformatrice in senso peggiorativo della stessa diventandone un ulteriore pilastro assieme a classismo e razzismo.
Dovremmo quindi assumere in pieno il bisogno di affrontare la questione europea e in particolare dell’europeismo come base per una discussione contro la guerra a partire e in relazione ai nostri territori, perché è qui nei nostri territori che la nostra lotta ha un senso e può avere sbocchi futuri per un avanzamento della nostra parte.
Non può che risultare deficitario essere contro la guerra senza essere contro l’Unione Europea, così come non può che risultare deficitario parlare di europeismo senza essere contro l’Unione Europea. Non affrontare, chiarire e sciogliere questi nodi ci manterrà sempre ai margini e ininfluenti, sia nel dibattito che nell’azione pubblica.
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