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10 FEBBRAIO, LA MEMORIA BIPARTISAN È DI DESTRA

Sabato 10 febbraio Raoul Pupo terrà una conferenza in città e a giudicare dall'intervista al carlino non si preannuncia niente di buono, a partire dalla richiesta di non politicizzare questa data che fino a prova contraria è una data estremamente politica e soprattutto di parte.





L'invito a Raoul Pupo per una conferenza a Reggio Emilia il 10 febbraio di per sé non sarebbe un problema in quanto è risaputa la serietà e il rigore dei suoi studi. Ma leggendo l’intervista dello stesso al Resto del Carlino di giovedì 1 febbraio lo scopriamo portatore di una nuova e bislacca interpretazione dei fatti che unita ad una rinnovata posizione politica dello stesso certificano che questa conferenza potrebbe portare a decisi passi indietro rispetto a quanto avvenuto in città sulla questione del “Giorno del ricordo” negli ultimi anni.

Le esternazioni di Pupo sono un rinnovato imprimatur verso quella memoria bipartisan che alla fine dei conti bipartisan non lo è proprio, a meno che con tale locuzione non si intenda l’essere tutti anticomunisti e che si creda tutti che dei fatti storici si possa parlare eludendo in toto la contestualizzazione degli stessi.

Pupo è uno storico serio e i numeri che dà sono in linea con i numeri riportati da altri importanti storici che si occupano delle vicende dell’alto adriatico ma il problema sorge quando anch’esso si accosta alla solita propaganda italiana tesa a etnicizzare le vittime di quel periodo e a politicizzare a senso unico quanti si ribellarono alle ingiustizie compiute nelle terre slave e che a partire dall’8 settembre del 43 e fino a maggio/giugno 45 decisero di trasformare la guerra di occupazione e annientamento delle popolazioni civili in una guerra di liberazione dai nazifascisti, unici artefici della pulizia etnica e politica delle “terre slave”. 

Tacendo queste essenziali verità storiche si mantiene aperta la strada per nascondere le responsabilità e assolvere lo Stato italiano per ciò che ha compiuto e gli italiani che sono stati complici attivi o silenziosi delle politiche di occupazione e italianizzazione  messe in atto all’epoca. Questo modo di fare è funzionale a nascondere il carattere politico, le basi politiche delle scelte e degli atti compiuti dagli italiani in Jugoslavia prima dell’8 settembre 1943 e dalla collaborazione nazifascista dal ‘43 al ‘45. Alla base di tutto ciò vi era la teoria del suprematismo etnico nei confronti di popolazioni considerate barbare e inferiori, la colonizzazione di interi territori secondo un presunto primato nazionale, un'idea di politica e società basate sulla violenza perpetua, sul militarismo e sulla giustificazione dell’aggresivismo imperialista. 

Quanti tendono a difendere una memoria bipartisan di questo tipo dovrebbero fare anche l’esercizio di guardarsi allo specchio perchè oggi condannano gli jugoslavi per la loro “rivalsa contro gli italiani”( teoria alquanto bugiarda in quanto tale rivalsa si rivolse anche verso Ustascia, Cetnici, Domobranci, Nazisti e collaborazionisti civili), mentre chiudono gli occhi o ancor peggio appoggiano apertamente un atteggiamento speculare ma decisamente più cruento che lo stato di Israele sta portando avanti nei confronti dei palestinesi (parliamo di circa 3500 morti in larga maggioranza uomini in poco meno di tre anni per fatti dell'alto adriatico contro più di 26000 morti in buona parte donne e bambini in poco meno di quattro mesi in palestina).

Quanto abbiamo descritto fino ad ora ci racconta che ciò che dice Pupo nell’intervista sul rendere rispetto alle vittime è fasullo. Invece di questo fantomatico rispetto troviamo solo la solita politicizzazione ad uso e consumo di una singola parte, la destra, che usa questa vicenda come una clava politica per espandere la propria e solita idea di sentimento nazionale fondato su basi etniche e anticomuniste.

Non c’è nulla di bipartisan in tutto ciò, non ci sarà nulla di bipartisan finché lo stato italiano continuerà a nascondere e a rifuggire le proprie responsabilità come il fatto di non presenziare alle cerimonie della liberazione del campo  di concentramento di Arbe (da sottolineare il fatto che in ottant'anni nessun rappresentante dello stato italiano ha mai fatto visita al campo di concentramento di Arbe) dichiarando ufficialmente e testualmente che “I TEMPI NON SONO MATURI”, e non ci può essere nulla di bipartisan se come asserisce Pupo, sempre nell’intervista al carlino, che i fatti si possono raccontare anche senza contestualizzazione storica. 

Non esiste nulla di bipartisan o condiviso se i fatti ci raccontano che questo non è altro che uno specchietto per le allodole e che il “Giorno del ricordo” nasce, si sviluppa e ancora nel presente funge da volano e orgoglio per la destra italiana.

Persone come Pupo sono probabilmente consapevoli di ciò, come della portata delle proprie dichiarazioni pubbliche. Altri meno, in particolare quanti a sinistra restano ancora pavidi nel prendere seriamente la falsità delle argomentazioni che segnano una unidirezionalità nel racconto dei fatti dell’alto adriatico, le bugie che vengono propinate ogni qualvolta l’argomento viene trattato da destra, le invenzioni vendute come verità su alcuni fatti particolari, la cancellazione delle ragioni della controparte jugoslava tramite la colpevolizzazione sistematica. 

Gli obiettivi della destra sono chiari così come le debolezze di parte dei rappresentanti della sinistra di questo paese.  

Per quel che ci riguarda continuiamo il nostro lavoro di contestualizzazione degli eventi storici e di chiarificazione del significato politico delle false ricostruzioni unilaterali della destra, per non farci ingannare da una propaganda che mortifica la storia della resistenza e del fondamento antifascista della democrazia.

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