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PER UN FUTURO DIVERSO



Siamo immersi in una grande crisi sanitaria. Da due settimane viviamo uno stato di “sospensione perenne”, dovuta alla propagazione del COVID-19, con la consapevolezza che non sarà breve che non sarà facile e che non tutto sarà come prima, o meglio, non tutto potrà rimanere come prima.

Sappiamo che l’emergenza sanitaria è la prima fase di criticità cui ci espone questo Virus, non potrebbe essere altrimenti ed è questa la prima battaglia da vincere come corpo collettivo. Sappiamo anche che è solo grazie ai giusti comportamenti sociali di massa che si possono limitare i contagi e permettere al personale sanitario pubblico di curare al meglio gli ammalati, cercando di perdere meno vite possibili, è per questo necessario arginare e frenare la nocività degli atteggiamenti individuali/individualistici formati e consolidati all’interno della società moderna plasmata dagli “ideali” del sistema liberale. Passata la “questione sanitaria” si aprirà una grande “questione sociale, economica e politica” e sappiamo che dalla nostra controparte, quella capitalistica, sono già pronti per fare la loro mossa. Lo vediamo da quello che succede nel mondo dell’industria, lo vediamo da come l’UE ha reagito, lo vediamo da come la finanza (uomini e donne in carne e ossa e senza scrupoli) è partita a speculare per trarre profitto dalle disgrazie altrui, lo vediamo da come le grandi multinazionali (Google e Amazon in prima fila) si sono mosse regalando briciole oggi per i profitti di domani, lo vediamo dalla schizofrenia degli attori politici e dalla speculazione di quelli del campo di destra, lo vediamo in una sanità privata in ottime condizioni (non ancora toccata e non desiderosa di scendere in campo ad aiutare “il collega” del pubblico) pronta ad approfittare della situazione. Il tutto è condito dall’utilizzo negli ultimi giorni della retorica nazionale sempre utile ad imbrogliare la popolazione.

Mentre affrontiamo questo momento di crisi sanitaria e appoggiamo e supportiamo le donne e gli uomini, le lavoratrici e i lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale nella loro battaglia di prima linea contro il virus, noi, nelle nostre case, non lasciamoci abbindolare dalla retorica nazionale di corpo unico, coeso e fiero, né intenerire dall’emozionalità del momento. Già in questa fase sono attive aspre battaglie sui posti di lavoro, dove si scontrano la salute dei lavoratori contro il profitto dei padroni, ci sono migliaia di lavoratrici e lavoratori a Partita IVA con contratti a tempo determinato, negozianti, piccoli ristoratori e altre categorie senza reddito e senza ammortizzatori sociali. Senza contare quanti, fin dall’inizio dell’emergenza, erano costretti al lavoro in nero.

Lo stato italiano risponderà con le briciole e l’Unione Europea, come da prassi, volgerà lo sguardo da un'altra parte attendendo che passi la buriana, con la supponenza di chi si crede immortale, mentre la finanza continuerà a scommettere sulle nostre vite come se nulla fosse accaduto.

Sta a noi essere preparati per affrontare la difficile fase che va determinandosi. Per non fare passi indietro ma solo in avanti, per farli collettivamente e per far pagare chi realmente deve pagare questa crisi, a partire da chi “ha” e da chi vuole continuare la privatizzazione di tutti i servizi essenziali alle nostre vite.


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