Liberiamo la Palestina che è in noi
- Linea Reggiana

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Rivolgiamo questa lettera aperta alle parti sociali, politiche, sindacali, cittadine, associative, studentesche della nostra città, con un invito all’azione che continui la straordinaria mobilitazione globale delle scorse settimane e dei due scioperi sociali.

Scriviamo a pochi giorni dalla vetrina diplomatica di Sharm El Sheik, dove Trump e i capi di Stato mediatori hanno ratificato un trattato di pace tra Israele e Hamas. Non aggiungeremo analisi: le realtà informative indipendenti hanno già smascherato la natura di questo accordo. Possiamo però affermare con chiarezza che si tratta di un enorme regalo al governo Netanyahu. Un trattato in venti punti, completamente sbilanciato a favore degli interessi israeliani.
Prendiamo atto della tregua, seppur fragile: un respiro per la popolazione di Gaza dopo due anni di violenze sistematiche. Ma questo accordo non contempla la fine dell’apartheid, né dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Non rende giustizia alle decine di migliaia di morti gazawi uccisi dall’IDF e non consegna Netanyahu ed il suo governo a rispondere del genocidio davanti al mondo.
Nel frattempo, bande armate continuano a operare indisturbate, mietendo vittime tra la popolazione civile, giornalisti, operatori umanitari. Tra questi, ricordiamo la morte del giornalista palestinese Saleh, ucciso mentre documentava la distruzione di un quartiere residenziale. La sua voce, come quella di tanti altri reporter locali, è stata silenziata nel tentativo di cancellare la memoria e la verità.
Le piazze piene di centinaia di migliaia di persone in tutta Italia ci hanno dato forza e speranza. Occupare strade, porti, ferrovie, scuole e università per fermare il genocidio e per una Palestina libera ha ridato senso alla parola “sciopero”. Abbiamo dimostrato che una convergenza tra società civile e sindacati può bloccare il Paese.
Lottare per la Palestina significa anche lottare contro lo sfruttamento e la deriva autoritaria dei nostri governi post-fascisti. La solidarietà con Gaza e il sostegno alla Flotilla hanno risvegliato la coscienza assopita di una parte importante del popolo italiano.
Il silenzio del governo Meloni è stato assordante. Un governo schierato con Israele e Trump, che ha giustificato il genocidio come “reazione legittima” al 7 ottobre. Un governo che ha mentito nel negare le forniture italiane di armi a Israele, mai realmente interrotte.
L’operazione politica di Meloni è chiara: incassare il vassallaggio al “pacificatore” Trump, proponendo una cornice narrativa riduzionista del genocidio associando la sinistra e i milioni di persone scese in piazza in Italia ad Hamas, utilizzando allo sfinimento la logora equazione antisionismo uguale antisemitismo.
Meloni ha capito che qualcosa si è mosso. Sa che, di fronte ai prossimi tagli al welfare a vantaggio delle spese militari, la popolazione italiana potrebbe insorgere di nuovo. Ma questa volta, l’obiettivo sarà il suo governo.
Nella nostra città, la mobilitazione è stata straordinaria. 8.000 persone in corteo il 22 settembre, 25.000 il 3 ottobre, decine di iniziative e un presidio permanente in piazza Prampolini durato settimane. Reggio Emilia ha dimostrato sensibilità, coraggio e capacità di azione, con una molteplicità di modalità di agire che si sono intrecciate.
ADL Cobas e CGIL, studentesse e studenti, lavoratrici e lavoratori, realtà pacifiste e militanti hanno costruito mobilitazioni che non si vedevano da anni. Ora non è il momento di operazioni egemoniche o di posizionamento. È il momento di mantenere un fronte ampio, variegato e coinvolgente.
Prepariamoci alle prossime mobilitazioni contro le politiche autoritarie e guerrafondaie del governo Meloni.
È necessario continuare a mobilitarsi. Non possiamo permettere che i riflettori si spengano. Pretendiamo tutte e tutti insieme che il nostro Paese:
- riconosca lo Stato di Palestina: un atto politico e giuridico, non solamente simbolico, che legittima il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e ne rafforza la sua rappresentanza internazionale.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina è una presa di posizione politica netta contro l’occupazione e contro l’impunità. È il primo passo per costruire una pace giusta, non una tregua imposta;
- blocchi la vendita e il transito di armi verso Israele;
- apra canali umanitari per i rifugiati;
- adotti ogni misura per interrompere le collaborazioni commerciali che alimentano l’economia del genocidio.
Continuiamo a sostenere la lotta per una Palestina Libera. Liberiamo la Palestina che è in noi. Liberiamo noi stesse e noi stessi.
Spazi sociali di Reggio Emilia







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