La perdita di determinati valori e l’allontanamento da ideali ben definiti è il frutto di decine di anni di lavoro puntiglioso da parte di pensatori e scribacchini neoliberisti. Parte di questo lavoro è quello di svuotare di senso alcune parole, di invertirne il senso di altre, di separarle dall’atto pratico relegandole a simulacro del passato. È per noi doveroso condurre una battaglia ideologica sulle parole, sui concetti e il senso delle stesse. Perché le parole sono importanti, così come i concetti che esprimono devono essere chiari e devono rispecchiare il “nostro” modo di vedere il mondo e la lotta, e non quello del potere neoliberista.
di A.M.
In un contesto in cui le parole sembrano perdere il loro significato e rientrare nel gioco della lingua parlata, diventa utile usufruire del lavoro dei filosofi, che con le loro ricerche ridanno a una parola tutti i suoi significati. Il caso che si vuole prendere in esame è quello della parola crisi, e del lavoro su di essa condotto da Dario Gentili nel suo studio La crisi come arte di governo, pubblicato da Quodlibet nel 2018.
Quel che si impara da questo libro è che la parola crisi ha modificato il suo significato. Se detta in contesti di rivoluzioni politiche la parola crisi dice che un intero sistema va abbattuto. Mentre detta in un contesto di immobilismo politico la stessa parola dice che il sistema va salvaguardato. È quello che è successo da quando ha vinto il neoliberismo e la sua ideologia, che ha affermato che a questo sistema non ci sono alternative. Sulla base di questa vittoria, la crisi si è trasformata in arte di governo.
Il cambio di significato della parola crisi è andato di pari passo con il cambio di significato di altre parole. Il mercato non indica più un semplice luogo dove avvengono degli scambi ma assume il significato di ordine cosmico dell'universo umano. Il capitalismo non è più un modo di produzione sostituibile con altri ma diventa il fine a cui aspirare. Le imprese non sfruttano il lavoro ma lo creano. Lo Stato e la politica non sono più luoghi della mediazione tra le classi sociali ma strumenti per adattare la società al mercato. La stessa società perde ogni connotazione dinamica, sostituita dalla intraprendenza imprenditoriale e dalla competizione individuale, realizzando così il secondo assioma dell'ideologia neoliberista: non c'è società ma solo individui.
Il governo della crisi si realizza attribuendo ad ogni atto politico un carattere emergenziale. In questo modo ogni problema o contraddizione può essere affrontato guardando ai suoi effetti e mai alle cause e scaricando sui singoli individui il peso delle conseguenze.
La pandemia da coronavirus ha reso quanto mai evidente l'uso governamentale della crisi. Come evidente è diventata la necessità di costruire percorsi di solidarietà, restituendo alla parola politica tutto il suo significato di organizzazione collettiva del conflitto e di istituzioni per il bene comune.
Lo stato d'emergenza in cui viviamo è falso. Ma le sue cause sono vere. Vera è la crisi di un sistema economico, sociale, politico che per sopravvivere deve sfruttare, depredare , uccidere. Questa è la chiarezza che abbiamo in mente da quando è iniziata la pandemia, contenuta nello slogan "non si deve tornare alla normalità perché la normalità è il problema".
Porre l'opposizione al green pass come discriminante (cosa invocata da chi cerca qualcuno che lo rappresenti) è speculare alla politica del governo, che continuamente discrimina, isola e bastona.
Non c'è da inventarsi un'alternativa. Essa esiste ogni volta che ci si oppone all'ordinario corso delle cose facendo emergere la vera natura della crisi.
Per contrastare le politiche neo-liberiste, fondate sulla privatizzazione dei beni pubblici, ad iniziare dai servizi sanitari, occorre superare anche l'ideologia individualista e autoreferenziale che segna in modo profondo l'attuale idea di politica, ridotta a piedistallo di aspiranti leaders. La nostra idea di politica si costruisce come condivisione e come autorganizzazione, che si contrappone ad ogni atteggiamento verticistico e patriarcale, e a ogni forma di individualismo.
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