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DIARIO DAL MESSICO #1 - PUEBLA-CHOLULA 19/20-07

  • Admin#
  • 23 lug
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 28 lug

Una delegazione di quattro compagn3 degli spazi sociali di Reggio Emilia è partita per il Messico. Durante questo viaggio avremo la possibilità di osservare e condividere esperienze di lotta e resistenza da Città del Messico fino ai territori del Chiapas, in cui si terrà un ciclo di incontri organizzato dalle compagne zapatiste.

La nostra presenza in Chiapas sarà scandita da incontri tematici in cui organizzazioni da tutto il mondo prenderanno parola, sia per quanto riguarda le pratiche di lotta nelle loro varie specificità, sia perché le compagne e i compagni zapatistə stanno attraversando un momento inedito nella storia del Messico e desiderano a loro volta dotarsi di ogni strumento e punto di vista possibile per affrontare il futuro.

Pensiamo che avere la possibilità di confrontarsi in momenti dedicati all'ascolto reciproco, assieme a organizzazioni rivoluzionarie con le quali stringere anche rapporti di compagnerismo duraturo sia alla base della tendenza alla rivoluzione globale. L'internazionalismo è un aspetto che tutte e tutti conosciamo, ma che quando si ha la possibilità di praticare in queste modalità diventa una prospettiva sempre più reale e determinante che tocca veramente la nostra umanità.

Per rompere l'accerchiamento del capitale bisogna uscire dai propri confini, arrivare anche lontanissimo, è questo è ciò che ci insegnano le compagne in Messico, che nonostante le difficoltà nel quotidiano rivoluzionario, le violenze subite, il cambio generazionale, hanno la forza e l'intuizione di liberarsi dai confini. Abbiamo già avuto modo di entrare in contatto con tutto questo negli ultimi anni con la gira zapatista, che abbiamo ospitato negli spazi sociali e con i comitati FrayBa e CNI che sono venuti in visita pochi mesi fa.

L'attitudine rivoluzionaria è la stessa, e il bisogno di libertà, assieme alla centralità di organizzarsi efficacemente, è comune.

Questo viaggio verrà materialmente intrapreso da 4 di noi, ma punta a essere strumento di studio di un vero e proprio laboratorio politico, che certamente arricchirà ogni persona che attraverserà gli spazi sociali.

Adelante! 


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BASURERO


In queste due giornate ci siamo spostatə nello stato di Puebla, per visitare lə compagnə che lottano per la difesa della terra, della salute e dell'acqua. Tra le realtà presenti sul territorio abbiamo avuto modo di parlare con il presidio permanente di Cholula, installato da circa un anno e mezzo davanti al 'basurero de muerte' (come chiamano la discarica tossica di Calpan-Cholula, dell'impresa PROFAJ Hidrolimpieza). Il basurero, aperto nel 2005, era stato concesso a tre comuni: San Pedro Cholula, Juan Chebonilla, San Andres Calpan fino al 2016, ma a causa dell’avidità del proprietario si è arrivati ad ampliare il bacino di raccolta a 23 municipi della zona e agli stati di Tlaxcala, Oaxaca e Stato del Messico, che negli 8 anni successivi ha riversato 680 tonnellate al giorno di rifiuti, raggiungendo le quantità previste per 30 anni con largo anticipo. Nel basurero non entra più spazzatura a partire da marzo 2024 grazie all'ostruzionismo dell'Assemblea Generale dei Popoli Originari della regione Cholulteca e dei Vulcani.

L'unione dei popoli originari Nahuas, nativi della zona che partecipano all’Assemblea, non solo si è concentrata sull'opposizione al progetto inquinante e sulla riqualificazione dell'area, bensì anche sul rendere noto ciò che stava succedendo alle città, municipi e comunità vicine. Per questo motivo hanno commissionato due studi sulle sostanze presenti nel basurero e nella zona circostante, rilevando inquinanti leggeri e pesanti come piombo, cadmio e altre sostanze cancerogene nella zona circostante, di cui alleghiamo i dati.


 

Questi dati raccontano dell'impatto mortale della discarica sul territorio cholulteco, partendo dal raccogliere campioni dell'acqua contaminata dai rifiuti direttamente dalle falde acquifere mediante l'utilizzo di un pozzo artigianale.

Contro la morte della discarica, il presidio vuole inoltre opporre nuovi segnali di vita: i campi che confinano con la montagna di immondizia sono infatti ricoperti da coltivazioni di mais e da un bosco emergente, nominato in solidarietà con il popolo palestinese '¡Palestina Libre!', per sottolineare la complicità internazionale tra popoli oppressi. Durante la nostra permanenza al presidio abbiamo partecipato alla piantumazione degli alberi che daranno vita a questo bosco.

Parlando a fondo con variə compagnə resistenti della zona, l'entusiasmo per la nostra presenza è diffuso. Se non altro perché condividono un senso di invisibilizzazione da parte delle autorità: se nell’aprile 2024, un mese dopo il blocco del basurero, la repressione li aveva colpiti in maniera molto potente con forze statali che avevano assaltato il presidio sparando contro le persone presenti, oggi in maniera più subdola negano loro qualsiasi possibilità di riconoscimento, anche nella dimensione di conflitto. Ci restituiscono tuttavia anche un certo orgoglio nell'assenza di attacchi da parte delle forze dell'ordine, in parte anche merito della loro organizzazione e presenza continua in presidio. 

Raccontandoci dell'evoluzione della lotta contro il basurero dalla sua chiusura ad oggi, lə compagnə ci confessano di aver ricevuto un'offerta, chiaramente rifiutata, da parte di un imprenditore della zona di partecipare alla ripresa delle attività di scarico rifiuti in cambio di una condivisone dei profitti.

Durante la nostra permanenza a Cholula anche alcunə giovani universitarə erano in visita al presidio, per un progetto universitario di documentazione indipendente. Sono chiaramente tutti mezzi di diffusione utili e preziosi per movimenti come questo ed anche per questo crediamo sia importante dedicare il giusto spazio a livello mediatico sull'argomento anche da parte nostra.


FUTURO DEL BASURERO E DELLE LOTTE TERRITORIALI


La situazione attuale non è tuttavia statica: l'impresa concessionaria e le autorità del posto, tra cui la ProFePa (procuraduría federal de protección al ambiente) intendono riaprire la discarica e gettarvi 30 mila ulteriori tonnellate di spazzatura, motivo per cui lə compagnə dell'assemblea contro la discarica si stanno attivando per sensibilizzare sull'argomento. Seguirà infatti un'assemblea pubblica a Cholula, il 30 di luglio, per organizzarsi contro la riapertura e per rivendicare il potere decisionale dei popoli.

Oltre alla questione dei rifiuti un’altra lotta importante è quella per l’acqua, che oltre ad essere inquinata viene sottratta ai territori, deviata verso la città di Puebla e utilizzata da aziende per trarne profitto, come ad esempio l'impresa 'Agua de Puebla' il cui 60%  appartiene già alla Cina. Ogni forma di ricerca autonoma di un bene comune prezioso come l'acqua, come scavo di pozzi e purificazione della stessa, è continuamente ostacolata dalle autorità mediante chiusure forzate o multe salate.


RADIO E GENTRIFICAZIONE


Abbiamo anche avuto modo di partecipare alla festa del 16esimo anniversario della radio comunitaria Cholollan e Zacatepec appartenenti ad una rete mondiale di radio comunitarie (rete Amarc - asociacion mundial de radio comunitarias). La radio si occupa di ascoltare e diffondere la voce dei popoli cholultechi e funge da mezzo di riflessione, secondo il principio per cui conoscere i propri diritti è l'unico modo per poterli difendere e rivendicare. Questo è uno strumento fondamentale che impedisce la “castillanizzazione”, vale a dire il processo di sostituzione culturale da parte della cultura spagnola coloniale; durante il dibattito si è fatto molto riferimento all’importanza dell’utilizzo della lingua originaria anche nei programmi radio (in questa nello specifico si parla 80% spagnolo e 20% Nahuatl mentre in altre aree dello stato di Puebla il rapporto si inverte), sopratutto se si considera il rischio di perdere insieme alla lingua anche tutto ciò che riguarda la cultura appartentente alle comunità indigene e la conseguente struttura cognitiva. La radio comunitaria diventa punto strategico per combattere la disinformazione e offrire una nuova narrazione nello spazio pubblico: quella dei popoli, della disobbedienza verso il governo, di critica radicale verso le politiche estrattiviste e di assimilazione culturale. Questa narrazione si contrappone a quella fatta dai massmedia la quale è asservita  alle politiche colonialli e agli interessi del capitale, che si traducono nella distruzione dei territori e nell’invisibilizzazione dei popoli.

Queste radio nascono per adeguare al progresso gli strumenti di comunicazione a disposizione delle popolazioni in lotta, aumentare la diffusione (una trasmissione radio può facilmente essere convertita in messaggi whatsapp, post sui social ecc.) e cercare di raggiungere la composizione più giovane che è generalmente distante dalle lotte.

Nel 2014 è stata promulgata una legge federale sulla comunicazione, tutt’ora vigente, che da una parte riconosce le radio comunitarie come soggetto legittimo ma dall’altra parte opera anche una selezione di quest’ultime legittimandone solo una decina sulle più di duecento che invece lavorano nel territorio; in seguito a questa legge gran parte delle radio comunitarie hanno subito una forte repressione che prosegue tuttora: alcune di queste sono state chiuse con la forza dalla polizia federale dopo averle diffamate pubblicamente con accuse infondate come l’essere organizzazioni criminali.

La cittadina in cui si è festeggiato l'anniversario, St Andrés di Puebla, è inoltre tutt'ora in lotta contro l'edificazione di massa del territorio, per cui i movimenti di difesa della terra stanno organizzando un piano urbanistico che limiti la costruzione di nuove strutture cercando una mediazione con l'amministrazione. Ci raccontano che le comunità vicine di Morelos stanno lottando contro la costruzione di una gasdotto che porterebbe ad un ulteriore distruzione del territorio.

Abbiamo potuto toccare con mano la resistenza di popoli che combattono la gentrificazione, la turistificazione e l'urbanizzazione forzata e la distruzione dei propri territori, cercando di costruire luoghi di ricambio naturale sostenibile per sopperire allo sfruttamento portato avanti dalle grandi imprese private nazionali e internazionali.



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