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DIARIO DAL MESSICO #2 SAN CRISTOBAL

  • Immagine del redattore: Linea Reggiana
    Linea Reggiana
  • 8 ago
  • Tempo di lettura: 11 min

Frayba, Las Abejas de Acteal, Tonalà ed Agua Clara



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Continua il viaggio della delegazione reggiana in Messico. Dopo la prima settimana passata in campo tra Puebla e Cholula, nelle scorse settimane le compagne hanno avuto modo di attraversare il territorio del Chiapas e avvicinarsi alla realtà delle comunità resistenti, osservando e vivendo in prima persona tutto quello che queste collettività affrontano da anni con resilienza e forza, e che affrontano anche tutt’ora.


Le compagne hanno avuto modo di confrontarsi nuovamente con l’organizzazione FrayBa, venuta negli spazi sociali di Reggio poco tempo fa.



Il FrayBa


Il FrayBa è un centro per la difesa dei diritti umani fondato 35 anni fa (1989) da Don Samuel Ruiz Garcia per dare giustizia alle comunità. È il periodo del Concilio Vaticano II, che affronta il tema della povertà. In Chiapas il tratto distintivo della religiosità non è tanto il legame con la chiesa istituzionale, bensì la teologia della liberazione, camminare a fianco alla lotta dei popoli per la libertà. Il FrayBa nasce per difendere e garantire i diritti umani fondamentali nel contesto della guerra sollevata contro i popoli da governo e crimine organizzato nel 1994, in risposta al levantamiento dell'EZLN, supportando dunque le comunità locali anche aiutandole ad organizzarsi, a rivendicare il diritto alla terra e alla vita degna sancito tra l'altro dal quarto articolo della Costituzione Messicana.


L'organizzazione del FrayBa si è adattata nel tempo a seconda delle esigenze ed è ora strutturata su tre aree principali:

1 - Attenzione immediata sul territorio: attiva tramite equipos territoriales, composti da difensori e avvocati. Il loro scopo è affiancare i soggetti che hanno bisogno di aiuto ad agire e muoversi legalmente nel momento in cui vengono segnalate situazioni di violazione dei diritti umani.

2 - Sistematizzazione e incidenza: comunicazione e rimandi pubblici delle situazioni di violazione dei diritti umani, digitalizzazione degli archivi FrayBa e intrattenimento di rapporti internazionali, come con la commissione interamericana dei diritti umani e l'ONU, istituzione delle brigate di osservazione civile (BRICO).

3 - Amministrazione: funzione di coordinamento delle attività e delle risorse materiali ed economiche dell'organizzazione stessa.


Il FrayBa porta inoltre avanti progetti di valorizzazione della memoria storica dei popoli originari, storia di sterminio e resistenza, in contrapposizione alla narrazione colonialista, assimilatoria e invisibilizzante del governo messicano. Per questo motivo possiedono un archivio fisico di cui si servono e che verrà digitalizzato nei prossimi anni per facilitare accesso e fruibilità da parte di tutti i soggetti, sia locali che internazionali. Non solo l'archivio fa parte del progetto di diffusione e consapevolezza, stanno anche infatti lavorando su una piattaforma multimediale che faciliterebbe notevolmente l'accesso alle informazioni, oltre all'idea di creare un museo della memoria all'interno della struttura del FrayBa.

Diffondere la conoscenza di episodi di violenza, massacri, rapimenti ed abusi, come l'omicidio di Viejo Velasca e il massacro di Acteal è fondamentale per aumentare il livello d'attenzione nella regione, attenzione che il presente governo insabbia con la campagna securitaria e militarizzante portata avanti dal suo insediamento.


Il Chiapas è territorio geostrategico di enorme importanza, oltre alla ricchezza del sottosuolo, fonte di interesse di compagnie minerarie, statali o internazionali, costituisce un collo di bottiglia fondamentale per i flussi di passaggio del continente americano. La regione è infatti scenario di scontri di interessi internazionali, che si intrecciano nella realizzazione di grandi opere come il Tren Maya e la ferrovia Transismica, due progetti che, oltre alla devastazione dei territori dei popoli, non migliorerebbero la vita agli abitanti locali, ma costituirebbero un enorme introito per le grosse compagnie private e di governo, che ne sfruttano il potenziale di movimento delle merci e dei materiali estratti dal sottosuolo regionale. 


Il crimine organizzato è centrale nei processi di allontanamento forzato delle popolazioni, sia a scopo estrattivista, sia che dell'edificazione dei megaprogetti; in Chiapas il crimine organizzato è presente in molti territori, sui quali esercita un controllo capillare con violenza, estorsioni, ronde armate, reclutamenti forzati, attività che sfilacciano il tessuto sociale delle comunità, in quanto obbligano chi non fugge a collaborare con loro o vivere in un clima di costante terrore e persecuzione.


Tra il 2021 e il 2024 si è registrato un tasso di violenza maggiore rispetto al solito, aspetto centrale nelle ultime elezioni del dicembre 2024 che hanno portato al governo dello stato del Chiapas Eduardo Ramirez, governatore che durante la campagna elettorale ha millantato pace e sicurezza, quando nel concreto ha attivato un nuovo corpo di polizia militarizzata, il FRIP, e stipulato accordi con le organizzazioni criminali attive nella regione, siglando il "pacto de civildad". Di fatto Ramirez ha concesso al cartello di Sinaloa la quasi totale egemonia sulle organizzazioni criminali, arginando JNG e realizzando un clima più disteso riguardo agli scontri tra organizzazioni criminali.

Di fatto, però, dopo pochi mesi la situazione non è cambiata di molto a livello di diritti umani dei popoli, il FRIP spadroneggia con metodi non differenti da quelli dei precedenti signori della guerra, continuando gli attacchi alle comunità anche attraverso metodi come accuse infondate, con tanto di impianto di false prove, contro soggetti che cercano di resistere, aspetto che il FrayBa definisce "fabbrica di colpevoli", che ha incarcerato molte e molti compagni innocenti.


Las Abejas de Acteal


Nella giornata del 25 luglio abbiamo avuto la possibilità di visitare Acteal, luogo tristemente noto per il massacro perpetrato il 22 dicembre 1997 da organizzazioni paramilitari, accompagnato da un silenzioso via libera del governo, che ritirò la polizia regolare dall'area per rappresaglia verso la comunità che attuava l'autogoverno. Questo massacro, in cui persero la vita 45 innocenti, è vivo nella memoria e nella quotidianità della comunità che nonostante le difficoltà continua ad autogovernarsi. 

Las Abejas si costituì nel 1992 come organizzazione non violenta, in cui è centrale l'aspetto religioso. Si strutturano meglio nel 1993, con l’arrivo di impresari petroliferi e la conseguente necessità di opporsi allo sfruttamento del suolo.

In mezzo alle case circondate dalla vegetazione si trovano i segni della forza e della determinazione nel mantenere la propria autonomia, un ambulatorio con dormitorio in via di completamento grazie a donazioni e finanziamenti internazionali, un ripetitore radio per il progetto di radio comunitaria, la biblioteca e, sotto la piazza, uno spazio che potremmo definire cripta, arricchito da colorati murales che raccontano la storia locale a partire dal levantamiento fino al massacro e alla ripresa della vita comunitaria.

Centrali in questo processo di ripresa furono, e tuttora sono, le donne, che autonomamente cooperano e creano vestimenti tradizionali la cui vendita supporta l'intera comunità. Il ruolo delle donne è anche quello di tramandare la tradizione orale della lingua Tzozil che viene spesso dimenticata da chi si trasferisce nelle città (in gran parte uomini), a favore dello spagnolo.


Negli anni successivi alla tragedia le comunità Abejas hanno basato la loro sussistenza sulla pace e sull'autonomia, con numerosi progetti e un forte slancio verso il futuro, non senza ostacoli, posti dal governo che prima nel 2008 e poi nel 2014 ha portato via fette di comunità corrompendole. Le scissioni non hanno solo indebolito in termini organici le file delle comunità in lotta, ma hanno anche causato ingenti danni organizzativi ed economici. Le fazioni che si sono staccate, infatti, hanno portato con loro mezzi di comunicazione come la ricetrasmittente della radio comunitaria, attrezzi per l’artesania delle donne o equipaggiamento medico, rallentando se non impedendo così i processi organizzativi e comunitari.


Ci raccontano dei vari scontri armati con i paramilitari degli ultimi anni, per quanto ora sembra che la situazione sia più tranquilla. Oltre al governo locale del municipio, come quello di Pantelon che prova a guadagnare consensi per le elezioni corrompendo la popolazione, anche i narcos offrono denaro alla gente per apparire come l'unica alternativa possibile alla violenza che dilaga. I paramilitari hanno continuato per anni ad entrare nelle comunità senza permesso o preavviso, nonostante il divieto di accedere all'accampamento con armi: ricordano l'omicidio di Simon Pedro, ammazzato per aver denunciato e detto la verità sulle attività e gli interessi di queste organizzazioni. Questo conflitto durò dal 2021 al 2024, dopo periodi di completo isolamento e violenze diffuse.

Nonostante ciò Las Abejas hanno continuato a lottare e a costruire indipendenza. La scuola comunitaria fondata da loro porta avanti un programma completo, che permette inoltre di continuare gli studi anche alla scuola preparatoria e poi all’università; le comunità sono rappresentate e si riuniscono in un unico tavolo direttivo. Anche la diocesi gioca un ruolo importante nella comunità, che testimonia il ruolo di vicinanza e supporto che per loro è stato fondamentale fonte di forza e ispirazione.


Molto importante è anche l'apporto giovanile alla comunità: la radio, nata nel 2006 ma che sta sviluppandosi fortemente nell'ultimo periodo è un progetto che vuole dare visibilità e una forte voce alle comunità in lotta, e ad imparare ad usare questo mezzo di comunicazione sono i giovani e le giovani, che con l'aiuto di esperti presto saranno in grado di gestire un media estremamente utile in un contesto come questo. 

Nelle comunità della zona è sorta la cooperativa edile ed infrastrutturale "El puente", che si occupa della costruzione di case, dormitori, cisterne, lavanderie ed altre strutture fondamentali per la vita nella selva. Nella cooperativa è notevole la grossa responsabilità e presenza delle donne, che lavorano metalli e altri materiali assieme a uomini e giovani.

Ultimo, ma non per importanza, è il ruolo dei promotori di salute. Nella comunità era presente fino al 2008, prima della scissione che ne ha indebolito fortemente le file, una clinica gestita autonomamente. Negli ultimi mesi, anche con l’appoggio di enti internazionali, sono ricominciate la costruzione dello stabile medico e gli atelier ospedalieri per rendere i promotori di salute, in gran parte giovani, autonomi nelle cure primarie. La clinica sarà aperta a tutta la popolazione della zona, evidenziando la volontà sì di autogestirsi i territori, ma anche quella di rispondere ai bisogni primari collettivi quando lo Stato è assente.


Frente civico tonalteco 

Domenica 27 luglio ci siamo spostatə a Tonalá, un pueblo sulla costa pacifica Chiapaneca dove abbiamo partecipato a un’assemblea di confronto con tre realtà locali: il Consejo Autónomo Regional de la Zona Costa de Chiapas, il Centro de Derechos Humanos Digna Ochoa ed il Frente Cívico Tonalteco. Quest'ultimo nasce nel 1994 per reagire alla violenza di genere agita dalla polizia e all’aumento vertiginoso delle tariffe dell’energia elettrica imposte dalla Comisión Federal de Electricidad, soprattutto nei quartieri in cui si registrano condizioni di maggior marginalità, dove pagare per la corrente elettrica significa non poter acquistare cibo e generi di prima necessità. Le esigenze popolari portano lə abitantə dei vari municipi a unirsi in una forma proto organizzativa e ad occupare la Presidencia Municipal. Da questa forma embrionale nascono i comitati, attualmente divisi in 13 comunità, che formano il Frente Civico.

Facendo riferimento a questa ed altre esperienze di lotta praticate nella zona della costa, il 13 settembre del 2006 nasce il Consejo Autónomo Regional che rivendica, sulla scia delle istanze del Frente Civico, una giusta ripartizione della ricchezza e il riconoscimento dell’accesso alle risorse come diritto umano.

Nel 2008 per rispondere agli atti repressivi subiti per mano delle autorità, le organizzazioni si dotano di una terza articolazione: il Centro Derechos Umanos Digna Ochoa, un osservatorio e centro di protezione dei diritti umani che opera su tre municipi limitrofi a quello di Tonalá.

Il Frente Civico è un’organizzazione civile riconosciuta a livello nazionale e internazionale che lavora su tre assi principali, cruciali per il contesto urbano in cui agisce: la lotta contro la violenza di genere, aumentata notevolmente negli ultimi anni a causa del clima di violenza strutturale che si vive nella zona per via della ristrutturazione dei rapporti tra vari gruppi della criminalità organizzata e dell’aumento dei flussi migratori, la difesa di terra e territorio e le rivendicazioni legate alla possibilità della popolazione di accedere alle risorse energetiche, luce ed acqua.


Lo sfruttamento sfrenato del territorio da parte della triade formata da governo, delinquenza organizzata e imprese, avanza senza sosta attraverso la costruzione di progetti e infrastrutture per il trasporto di persone, risorse e merci che andranno a modificare i rapporti economici e di forza tra gli attori citati e, inevitabilmente, incideranno sulla vita delle comunità locali che già stanno subendo grandi scissioni interne tra chi accetta di abbandonare la propria terra in cambio di ingenti somme di denaro e chi, invece, si oppone e va incontro a persecuzioni legali. 

A questo scenario di distruzione ambientale e ricatti più o meno impliciti, il Frente civico contrappone l’organizzazione autonoma del territorio, che si traduce in pratiche di agroecologia e autoproduzione, protezione dei diritti collettivi delle comunità indigene e locali. 

È il medesimo principio, quello dell'autogestione, che guida la lotta per l'elettricità nella regione: su questo piano si strutturano diverse pratiche, che spaziano da progetti di produzione energetica attraverso fonti rinnovabili all'espressione delle proprie rivendicazioni tramite manifestazioni e blocchi stradali; da laboratori di formazione su pratiche di autogestione e manutenzione di impianti elettrici al rifiuto del pagamento delle bollette come rivendicazione dei propri diritti. Quest’ultima non riguarda solo le persone che fanno parte dell’organizzazione, ma è prassi condivisa dalla maggior parte della popolazione della regione; viene riportato l'esempio di un pueblo in cui su 600 famiglie solo una decina paga per il servizio elettrico.

La rabbia per l’alto costo delle fonti energetiche è esasperata dal fatto che il Chiapas è il principale produttore di energia elettrica, il cui costo è gonfiato da giri di mercato e dalla fame  di denaro dei grandi capitalisti. 

Attualmente l'organizzazione sta lavorando anche sul fronte legale, attraverso una proposta di riforma delle leggi e dei regolamenti che normano il servizio elettrico,  tramite il riconoscimento dell'energia elettrica e dell'acqua come diritti umani nell’articolo 4 della Costituzione, per garantire l'accesso per tuttə.


Campamento 4 de agosto

Martedì 29 luglio siamo statə ospitatə al campamento 4 de agosto, nel municipio di Agua Clara. Qui la nostra delegazione è stata accolta dall'organizzazione Tsijilba Bij ('Nuovo Cammino' in Tseltal), parte del Congreso Nacional Indígena. Durante l'assemblea di presentazione e confronto tra le nostre realtà, le compagne ed i compagni ci hanno descritto la storia della comunità, il contesto e le minacce a cui chi difende la terra e la collettività si trova a fare fronte.

La regione del nord del Chiapas è area di contesa nascente nello scontro tra la privatizzazione e turistificazione incontrollata e la cura collettiva della terra, praticata attraverso l'autogestione: in questa area geografica sono in cantiere molteplici megaprogetti, uno su tutti il Tren Maya, e opere collaterali 'satellite' per lo sviluppo del turismo d'avventura e dell'eco-turismo, come l’autostrada San Cristobal-Palenque. 

Per la realizzazione di progetti come il 'Balneario de agua Clara' e la 'Cascada de agua Azul', frutto del dialogo tra governo e imprese, i terreni vengono sottratti alle comunità, alle volte attraverso la promessa di un guadagno economico derivante dall'amministrazione dei suddetti centri turistici, altre tramite atti minatori, criminalizzazione e silenziamento delle voci delle soggettività in lotta.


L'organizzazione Tsijilba Bij nasce in un contesto di crescente militarizzazione e sfruttamento delle risorse naturali; il 4 agosto 2019 alcuni membri della comunità residenti ad Agua Clara subiscono un violento attacco da parte dei 'partidistas', gruppi armati che sostengono e agiscono in favore delle politiche di espropriazione promosse dal governo federale, che accerchiano le case, provano a entrare armati e ad appiccare il fuoco. L’attacco riesce ad essere scongiurato dai membri della comunità che si barricano in casa e anche grazie alla pioggia provvidenziale che spegne le fiamme. A seguito dell'aggressione la Fiscalía del Ministerio Público de Salto de Agua ha risposto in maniera inefficiente e superficiale davanti alla richiesta di denunciare l'accaduto, commettendo un'ulteriore violazione della tutela delle famiglie colpite.

Tuttavia la risposta e la resistenza della comunità, in cui hanno giocato un ruolo cruciale le donne, è forte: si avvia un processo di ristrutturazione e organizzazione interna, si riafferma l'impegno nella difesa del territorio e viene fondato il Campamento 4 de Agosto. Questo diviene centro nevralgico della vita comunitaria in cui si tengono assemblee, dove viene lavorata la terra in comune e si costruiscono percorsi condivisi con altre organizzazioni come il CNI, EZLN ed il Gobierno Comunitario con la volontà di strutturare un fronte comune in contrapposizione all'avanzamento del 'progresso' del capitale e alle pratiche di colonialismo moderno.


Tutt'ora proseguono le incursioni intimidatorie da parte di gruppi armati, parallelamente al tentativo del governo di insinuarsi a livello capillare nel territorio: in questi mesi lə compagnə riportano di aver osservato lavori di costruzione di strade nelle zone limitrofe. Questi collegamenti, oltre ad essere vie di transito per i militari, si situano in zone strategiche per il loro valore naturalistico o storico (ad esempio vicino a corsi d'acqua o siti di interesse archeologico), dando ragione di pensare che dietro alla loro costruzione si celino interessi economici legati al turismo. Ci viene anche spiegato che, da qualche anno, dopo la chiusura de l'Oficina de Transparencia Federal, non è possibile sollecitare l’accesso a informazioni legate alla creazione di tali infrastrutture o all'ubicazione di avamposti militari, rendendo necessario un lavoro di indagine che ricade totalmente sulle comunità o sulle organizzazioni che le supportano e che è comunque tardivo, dato che non si possono avere informazioni sui cantieri prima che questi aprano eliminando così quasi totalmente la resistenza preventiva.



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